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Provvigione agenzia immobiliare: come si calcola?

Vediamo insieme in cosa consiste e come si calcola la provvigione all'agenzia immobiliare e cosa ha stabilito una sentenza della Cassazione.



Una recente sentenza della Cassazione, la n. 2385 del 26 gennaio 2023 ha ribadito che il diritto del mediatore alla provvigione sorge solo alla conclusione di un affare, sul prezzo conclusivo dell’affare come da proposta di acquisto.

Questo perché secondo la giurisprudenza italiana, il diritto del mediatore alla provvigione scaturisce nel momento in cui è costituito il vincolo giuridico tra le parti con l’esecuzione del contratto.

Ne consegue che una proposta preliminare di compravendita siglata tra le parti si possa intendere come vincolo giuridico, mentre tutti i documenti che contengono intese parziali in ordine al futuro regolamento di interessi non sono vincoli giuridici.


Cosa è la provvigione di un agente immobiliare

La provvigione immobiliare è l’importo calcolato in percentuale che va a pagare il lavoro svolto dall’agente immobiliare, che inizia con l’inserimento dell’annuncio di vendita o di affitto fino alla primaria proposta e alla conclusione dell’atto, con la firma di entrambe le parti, passando per i preziosi momenti di consulenza importanti per guidare e consigliare sia la parte acquirente/locatrice sia la parte che vende o affitta il proprio immobile.


Percentuale all’agenzia immobiliare: a quanto ammonta?

La provvigione che spetta all’agenzia immobiliare si calcola sul prezzo di vendita, con cifre definite di volta in volta a seconda degli accordi fra le parti, e può andare orientativamente dal 2% al 5%, con diverse eccezioni al di sopra o al di sotto di questa media.

Per quanto riguarda l’affitto, il calcolo della provvigione dell’agente immobiliare di solito corrisponde all’importo di una mensilità oppure può aggirarsi intorno al 15% più IVA del canone annuo. Anche in questo caso è sempre l’accordo fra le parti a definire la provvigione dei professionisti che supportano la pratica e il contratto di locazione.


Il caso dibattuto in Cassazione in merito al diritto di provvigione


Una agenzia di intermediazione immobiliare ha richiesto con decreto ingiuntivo ad altra società con la quale si era stipulato una compravendita immobiliare il 3% della provvigione come sottoscritto nella proposta di acquisto.

Ma la società cliente si oppone al pagamento perché sostiene la presenza di un accordo in merito al 1% delle provvigioni calcolate sullo stesso importo di compravendita, ottenendo il favore del Tribunale che concede così alla società che ha comprato di pagare la cifra di 21mila euro, pari al 1% di provvigione.

L’agenzia immobiliare si oppone e la Corte d’Appello finisce col dare ragione all’immobiliare, condannando il cliente a pagare l’intera percentuale di provvigione stabilita ovvero il 3%.


Quando sorge il diritto alla provvigione


La sottoscrizione di una proposta di acquisto non costituisce la conclusione dell’affare, alla quale l’art. 1755 Codice Civile, comma 1, collega il sorgere del diritto alla provvigione: il diritto alla provvigione sorge nel momento in cui può ritenersi concluso l’affare, ovvero quando tra le parti si sia costituito un vincolo giuridico che abiliti ciascuna ad agire per l’esecuzione del contratto stesso.

Un affare può dirsi concluso quando è compiuto l’atto che dà all’intermediario il diritto di agire per l’adempimento o il risarcimento.


Quando non c’è diritto di provvigione


Il diritto alla provvigione non esiste qualora tra le parti si sia costituito soltanto un vincolo idoneo a dare impulso alle successive articolazioni del procedimento di conclusione dell’affare, come è accaduto nel caso di specie con la sottoscrizione della proposta d’acquisto.

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